100 anni di nascita degli Ordini dei Medici

A cura del Presidente Albo Odontoiatri
Dario Di Paola

Il 2010 è stato un anno particolare, come lo sono tutti gli anni in cui coincidono anniversari importanti: mi riferisco ai cento anni di nascita degli Ordini dei Medici ed ai trent’ anni di istituzione del corso di laurea in Odontoiatria.


Due avvenimenti che si intrecciano e pongono dei momenti di riflessione, l’uno, in un mondo medico chiamato a risolvere i nuovi problemi posti da una società in rapida evoluzione e, l’altro, in un mondo odontoiatrico con la necessità di mantenersi aderente ai propri valori.
L’importanza di avere dei solidi valori di riferimento rappresenta il senso più profondo di celebrare il centenario di un’istituzione nata a tutela della salute pubblica ed a garanzia del Codice Deontologico.

La storia medica dell’ultimo secolo è indissolubilmente legata agli avvenimenti storici che hanno segnato la società ed i costumi. In questo secolo non dobbiamo dimenticare che ci sono state le grandi guerre, con gli episodi eclatanti della seconda guerra mondiale che hanno lasciato dei segni indelebili, laddove è mancato il rispetto per l’uomo.

Gli ultimi decenni sono altresì stati caratterizzati da una certa deriva economicista, che si è fatta progressivamente più marcata, con il tentativo di strumentalizzare un’arte che si riduce a fredda tecnica, in assenza dell’inscindibile binomio “scienza e coscienza”.

La storia dell’istituzione del corso di laurea in odontoiatria in Italia è anche la storia di una specialità medica che diventa professione autonoma. In effetti l’odontoiatria come professione autonoma è espressione della cultura anglosassone, basti pensare che già nella prima metà dell’ottocento esisteva un corso di laurea negli Stati Uniti mentre da noi ci si è arrivati nel 1980, sostanzialmente per imposizione delle Autorità Comunitarie.

La legge 409, del luglio 1985 istituisce in Italia la professione di Odontoiatra e stabilisce un unico canale formativo, ovvero il corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria (durata 6 anni), in seno alla facoltà di Medicina e Chirurgia: “Formano oggetto della professione di odontoiatra le attività inerenti alla diagnosi ed alla terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti, nonché alla prevenzione ed alla riabilitazione odontoiatriche. Gli odontoiatri possono prescrivere tutti i medicamenti necessari all'esercizio della loro professione”.
In seno a ciascun Ordine dei Medici provinciale e alla Federazione Nazionale viene costituita una Commissione Albo Odontoiatri  (CAO)  costituita dal Presidente CAO e da altri 4 membri consiglieri.

Di fatto, dal punto di vista legale e deontologico l’Odontoiatra è un Medico, la cui sfera di pertinenza è esclusivamente quella odontoiatrica. Per contro viene esclusa per il medico non Odontoiatra, o meglio non iscritto all’albo odontoiatri, la possibilità di esercizio di prestazioni afferenti l’Odontoiatria.
La condizione necessaria per l’esercizio dell’Odontoiatria è infatti l’iscrizione all’Albo degli odontoiatri del proprio Ordine dei Medici, cui hanno diritto , oltre ai laureati in odontoiatria, tutti medici in possesso del titolo di specializzazione ed i medici immatricolati ante 1980 che hanno optato , come diritto acquisito, per tale iscrizione (oltre anche ad una particolare quota di medici immatricolati tra 1980 e 85 che hanno superato la prova attitudinale ai sensi della legge 471).

E’ chiaro che  tutti i precedenti canali formativi come la specializzazione in odontoiatria post laurea in Medicina (ormai non più attiva), hanno determinato la contemporanea presenza di odontoiatri di differente formazione accademica, comunque oggi tutti obbligatoriamente iscritti allo stesso Albo ed equiparati ai sensi di legge nella stessa sfera di competenze.
L’istituzione dello specifico Albo degli Odontoiatri in seno a ciascun Ordine Provinciale, se da un lato individua e differenzia una specifica professione, dall’altra ne esalta la appartenenza al mondo medico con i suoi imprescindibili valori.
In effetti il problema alla base è conciliare il modello ordinistico, nato per tutelare il diritto  alla salute dagli interessi economici e che mette al centro la cura della persona, con un modello basato sul libero mercato, che mette al centro l’erogazione del servizio.
Il nostro pensiero come odontoiatri, di cui mi faccio portavoce, è che l’appartenenza all’Ordine dei Medici è di per se garanzia di rispetto dei principi deontologici.

E’ di questi giorni il dibattito sulla eventuale istituzione dell’ Ordine dei dentisti, come entità del tutto autonoma e staccata, opportunità che i competenti Ministeri hanno proposto alla categoria, attraverso la nostra rappresentanza nazionale.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di gestire meglio le problematiche di una professione medica che , al contrario delle altre, esercita per il 92% degli iscritti in regime libero-professionale, è che la rende quindi peculiare rispetto a tutte le altre.
In effetti il pensiero prevalente, e chi scrive ne è fortemente convinto, è quello di non volere intraprendere un percorso di totale autonomia.
Al di là degli innegabili problemi di natura gestionale che i piccoli Ordini avrebbero, data il relativamente esiguo numero di iscritti, il problema di fondo rimane la nostra identità di Medici, che verrebbe in parte snaturata da questo distacco.

Il nostro obiettivo è quello di una maggiore autonomia gestionale e decisionale in seno all’Ordine dei Medici, con delle normative specifiche in tale direzione.

Altro argomento di estrema attualità è quello della lotta all’esercizio abusivo della nostra professione, fenomeno tutt’altro che debellato e talvolta addirittura favorito da alcuni iscritti con il fenomeno del “prestanomismo”.

Non possiamo dimenticare, l’opera meritoria che stanno svolgendo i carabinieri della sanità su tutto il territorio nazionale per garantire la certezza del diritto nell’esercizio professionale dell’odontoiatria, a tutela “in primis” della salute pubblica e della dignità della professione.
I dati forniti dagli stessi NAS dimostrano l’ampiezza del fenomeno e l’intensificarsi dell’attività di repressione che costituisce certamente un  aspetto fondamentale della lotta alla piaga dell’abusivismo.

Certamente non è colpa delle forze dell’ordine se la normativa non pone loro a disposizione strumenti efficaci e dissuasivi per stroncare definitivamente un fenomeno che avvilisce la nostra professione e rappresenta un aspetto tutto particolare e sconosciuto negli altri paesi comunitari.
Sono tante le problematiche legate al divenire di una professione relativamente giovane che deve confrontarsi con problematiche sempre nuove e legate ad una società in continua evoluzione.

Ancora una volta è proprio il riconoscerci nel Codice Deontologico, il punto di riferimento per il nostro futuro. Nella speranza di un futuro basato non sulla mercificazione della prestazione sanitaria ma con il paziente e la sua salute orale al centro dei nostri obiettivi.

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